Viviamo da settimane momenti irreali. Le giornate non finiscono mai. Sono scandite dall’alternarsi di notizie vere e false, di paure e di speranze, di voglia di star soli (se siamo in compagnia) e di avere compagnia (se siamo soli). La vita ci sta mettendo alla prova. Come il risveglio della natura dopo un gelido inverno, così anche l’uomo esce da un lungo torpore, riscoprendo il valore di ciò che conta veramente.
Vivere l’oggi nell’attesa del domani. Ecco cosa siamo chiamati a fare, e se lo facciamo bene, rispettando le regole e comportandoci civilmente, tornerà a splendere il sole. Lo sappiamo, non è facile rinunciare a tutto così in fretta: alla libertà, alla vita all’aperto, alle relazioni sociali. Non eravamo pronti. Anche noi Angels così abituati ai nostri ritrovi per correre e camminare abbiamo dovuto imporci uno stop forzato. Ma lo abbiamo fatto con la consapevolezza che restare a casa sia un dovere prima di tutti nei confronti degli altri e poi anche verso noi stessi.
#iorestoacasa è lo slogan che ci ricorda ogni giorno cosa fare per fermare il virus e aiutare il personale medico a curare chi ne è affetto. Un invito che ha molto senso per chi vive una vita più o meno “normale” ma che dimentica la sofferenza delle donne vittime di violenza. Proviamo per un attimo a metterci nei panni di una donna che deve dividere gli spazi domestici 24 ore su 24 con un uomo che sfoga su di lei tutta la sua pochezza. Cosa dev’essere trovarsi costretta e stare chiusa in casa, con la propria libertà – già precaria prima delle restrizioni – completamente azzerata? Possiamo immaginare lo stato di panico perenne, l’angoscia che una parola o un banale gesto possano scatenare la rabbia incontrollabile dell’altro. Ai tempi del coronavirus poi dove ci si può rifugiare, se nemmeno un parente o un amico è autorizzato ad accoglierci in questo momento.
Allora proviamo ad attivarci. Se c’è qualcosa che possiamo fare nel nostro piccolo è cercare di diffondere notizie utili, che siano un aiuto concreto per chi è in difficoltà. Possiamo ad esempio ricordare sui mezzi che usiamo – social, chat o altro – che c’è un numero dedicato per chiedere aiuto: il 1522.
Sapete che nelle ultime settimane le chiamate si sono dimezzate rispetto allo stesso periodo del 2019? Non è un buon segno, molte donne chiuse in casa sono controllate a vista e non hanno neanche modo di chiedere aiuto.
È stata lanciata anche l’app 1522 per chattare con un’operatrice 24 ore su 24. Ci si può collegare anche direttamente dal sito www.1522.eu. Questo è particolarmente importante perché si può chattare online senza correre il rischio di essere sentite dal proprio compagno.
Quanto a Verona, quali sono le realtà di supporto?
- C’è il Centro Petra (con casa rifugio) e pronta accoglienza per donne maltrattate, che può essere raggiunto al numero verde 800 392 722.
- Lo spazio di ascolto per uomini che agiscono violenza nelle relazioni intrafamiliari, che può essere raggiunto al 333 9313148 con segreteria telefonica.
- Un vademecum Codice Rosa (con recapiti di tutti i servizi territoriali di Verona e provincia) può essere di aiuto e condiviso visto che è scaricabile.
Qui trovate infine un editoriale con la sintesi delle informazioni, aggiornato la scorsa settimana, per far fronte alle violenze di genere al tempo del coronavirus.
Infine potete seguire l’iniziativa di condivisione dell’Università di Verona.
Insomma, lasciamo perdere le fake news e releghiamo le catene ai tempi morti. Concentriamoci sulle cose importanti. Il tempo non ci manca e anche da casa possiamo fare qualcosa di buono per la nostra causa.