Il racconto di Simone, un Angel dall’animo gentile e dal passo leggero e veloce, che porta nel mondo le nostre ali.
Mi presento, sono Simone, ma gli amici mi chiamano il “Conte di Salionze” o “L’airone”. Trentacinque anni fa, forse inconsciamente, ho fatto un patto col diavolo. Mettetemi ai piedi un paio di scarpe da running e invaderò le strade del mondo. Eccola la mia piccola, personale sfida.
Sono sempre stato fautore del correre a sensazione, negando ogni vantaggio dato da cronometri, Garmin e tempi. Nonostante ciò mi sono tolto qualche soddisfazione cronometrica e ne ho anche procurate ad altri nel mio ruolo di Pacer, ruolo che spesso gli organizzatori delle maggiori maratone mi hanno attribuito.
Se ci ripenso, di chilometri ne ho percorsi davvero parecchi, soprattutto sulle lunghe distanze dove la parola “faticare” si coniuga col verbo “emozionare”, dove le gocce di sudore si intrecciano con le lacrime di gioia, creando quella magia che solo chi corre può capire.
È andata così fino al 2012, quando la vita ha iniziato a prendere quelle pieghe che sembrano segnarti l’esistenza per sempre. Proprio allora ho incorniciato in un quadro buio le mie scarpe da running e le ho appese a un chiodo. Capitava che passandoci davanti le accarezzassi con le dita, ma il pathos che avevo vissuto sulle strade rimaneva chiuso nel cassetto dei ricordi.
Poi il 1° gennaio 2018 in un giorno di ordinaria – ma sana – follia mi risveglio da una lunga nottata. Il sole fa breccia nella mia cucina, il cielo blu irrompe nei miei occhi, un lampo mi scuote e in un istante mi ritrovo le mie running shoes ai piedi. Parto e il passo è ovviamente lento. Costeggio il Mincio, osservando i miei amati aironi e i km scivolano lievi sotto i miei passi. Torno a casa dopo un’ora e un quarto e quasi non ci credo. Dev’essere uno scherzo, forse è l’adrenalina che mi procura questa scarica pazzesca. E invece no, I’ve come back, sono tornato!
Un dono del Signore dico io, così decido di mettere la mia esperienza al 100% al servizio degli altri, una vera e propria mission per portarli a realizzare i loro sogni di runner.
Solo che mi sento un pesce fuor d’acqua, perché nel frattempo sono passati 6 anni e il circo del podismo è parecchio cambiato. Ed ecco che il cielo decide di farmi un nuovo dono e grazie ai social entro in contatto con gli amici Angels in Run (che al tempo si chiamavano in altro modo, ma poco importa se le persone sono sempre quelle).
Ricordo ancora nitidamente quel 6 febbraio ad Avesa, all’Urban Trail notturno con vento, pioggia e il terzo tempo nella grotta. Ho subito pensato: questa gente mi piace!
Ricordo ancora nitidamente quel 6 febbraio ad Avesa, all’Urban Trail notturno con vento, pioggia e il terzo tempo nella grotta. Ho subito pensato: questa gente mi piace!
E da quel giorno è nato un legame, un filo indissolubile che mi lega agli Angels in Run, che mi ha portato a sposare i loro ideali, che in fondo ho sempre sentito essere anche i miei.
In questi mesi ho condiviso insieme a loro e ad altri amici molte esperienze in allenamento e in gara, accompagnandoli sempre con le ali ai piedi che ci contraddistinguono, perché con le ali si corre meglio e soprattutto assieme la fatica resta chiusa in un cassetto.
Li aiuto con i miei semplici consigli e magicamente i chilometri volano, come volano gli Angels. Insieme dipingiamo le strade di sogni e colori, condividiamo le nostre emozioni, e un passo dopo l’altro tra prati, sentieri e asfalto si forgiano amicizie scolpite nella roccia più resistente!